Questa è stata una delle più belle mattinate dell’anno.
Dalle finestre della scuola si vedeva il cielo azzurro, gli alberi del giardino tutti coperti di germogli, e le finestre delle case spalancate, con le cassette, e i vasi già veideggianti.
Il maestro non rideva, ma era di buon umore, e spiegava un problema alla lavagna, celiando.
E si vedeva che provava piacere a respirar l’aria del giardino che veniva per le finestre aperte, piena d’un buon odor fresco di terra e di foglie, che faceva pensare alle passeggiate campagna.
Mentre egli spiegava, si sentiva in una strada vicina un fabbro ferraio che batteva sull’incudine, e
nella casa di faccia una donna che cantava per addormentare il bambino.
Tutti parevano contenti.
A un certo momento il fabbro si mise a picchiar più forte, la donna a cantar più alto.
Il maestro s’interruppe e prestò l’orecchio.
Poi — disse lentamente, guardando per la finestra:
Il cielo che sorride, una madre che canta, un galantuomo che lavora, dei ragazzi che studiano: ecco delle cose belle.
Quando uscimmo dalla classe, vedemmo che anche tutti gli altri erano allegri.
lo non sentii mai tanta contentezza come questa mattina a veder mia madre che mi aspettava
nella strada.
E glielo dissi, andandole incontro:
Sono contento: cos’è mai che mi fa così contento questa mattina?
E mia madre mi rispose sorridendo che era la bella stagione e la buona coscienza.
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