DICIASSETTE MESI CHE GRIDO.
Diciassette mesi che grido,
ti chiamo a casa.
Mi gettavo ai piedi del boia,
figlio mio e mio incubo.
Si è confuso tutto per sempre,
e non riesco a comprendere
chi è belva, chi è uomo
e se attenderò a lungo il supplizio.
Rigogliosi fiori soltanto
tintinnio del turibolo e tracce
chi sa dove, nel nulla.
E mi fissa dritto negli occhi
e minaccia prossima morte
un’enorme stella.
(da ‘Requiem’ 1935-40)
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