Ti guardo, e mi spunta tra le labbra
la domanda che si rivolge alle donne che si offrono:
o al Dio fattosi carne,
o alla carne fattasi ‘Dio’.
Perché tarpare le tue giovani ali
in una gabbia, seppur dorata?
Silente, solo col tuo sguardo,
mi spieghi cosa significa essere e non sembrare.
Essere libera da quest’involucro che ci limita.
Essere, con le tue sorelle,
la piccola rondine o la tenera capinera
che han costruito il nido sulla Croce,
e ad essa guardano
da mattina a sera.
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