Ancora un lustro
e avremo la stessa età.
Verranno altri anni
(se il caso lo vorrà)
a sfogliarmi impietosamente,
anni che lasceranno
indenni i tuoi
cinquantott’anni.
L’inverno s’insinuerà nelle mie ossa
e contro i fortilizi diroccati
ogni brezza tenderà il suo arco.
S’ammasseranno foglie rinsecchite
torno torno ai miei passi stenti
e gli anni frusti mi negheranno
tutto ciò che artatamente
ci distrae dalle paure e fuga
il pensiero ossessivo della morte.
M’accuccerò sotto i piedi dei ricordi,
ma la memoria — tormento ma pure
passatempo -, la memoria vacillerà
intrecciando fatti, tempi e luoghi
disordinatamente. E morirò
ancora prima di morire, sepolto
sotto i ruderi di un passato
indistinguibile. E al contrario
della tua, inattesa, tumultuosa.
la mia morte non sarà un duro
evento, ma una data, semplicemente
da annotare sui registri
dell’anagrafe, padre che sei
ancora nei cieli della memoria.
(da L’amara bevanda — Siracusa 2003)
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