Poesia A Forese Donati di Dante Alighieri



A FORESE DONATI

Chi udisse tossir la malfatata
moglie di Bicci vocato Forese,
potrebbe dir ch’ell’ha forse vernata
ove si fa ‘l cristallo in quel paese.
Di mezzo agosto la truovi infreddata;
or sappi che de’ far d’ogni altro mese;
e non le val perché dorma calzata,
merzé del copertoio c’ha cortonese.
La tosse, ‘l freddo e l’altra mala voglia
no l’addovien per omor’ ch’abbia vecchi,
ma per difetto ch’ella sente al nido.
Piange la madre, c’ha più d’una doglia,
dicendo: ‘Lassa, che per fichi secchi
messa l’avre’ ‘n casa del conte Guido’.

Ben ti faranno il nodo Salamone,
Bicci novello, e’ petti de le starne,
ma peggio fia la lonza del castrone,
ché ‘l cuoio farà vendetta de la carne;
tal che starai più presso a San Simone,
se tu non ti procacci de l’andarne:
e ‘ntendi che ‘l fuggire el mal boccone
sarebbe oramai tardi a ricomprarne.
Ma ben m’è detto che tu sai un’arte
che, s’egli è vero, tu ti puoi rifare,
però ch’ell’è di molto gran guadagno;
e fa’ si, a tempo, che tema di carte
non hai, che ti bisogni scioperare;
ma ben ne colse male a’ fi’ di Stagno.

Bicci novel, figliuol di non so cui,
(s’i’ non ne domandasse monna Tessa),
giù per la gola tanta roba hai messa
ch’a forza ti convien tòrre l’altrui.
E già la gente si guarda da lui,
chi ha borsa a lato, là dov’e’ s’appressa,
dicendo: ‘Questi c’ha la faccia fessa,
è piuvico ladron negli atti sui’.
E tal giace per lui nel letto tristo,
per tema non sia preso a lo ‘mbolare,
che gli appartien quanto Giosepp’ a Cristo.
Di Bicci e de’ fratei posso contare
che, per lo sangue lor, del male acquisto
sanno a lor donne buon cognati stare.

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